Le Alpi, gli Appennini del nostro Paese, un cacciatore cinofilo, zaino in spalla, doppietta a tracolla e un gradevole setter che risalgono il fianco del monte che porta alla vetta, questa immagine è la nostra essenza.
La caccia è madre delle prove di lavoro e I nostri Setter devono saper svolgere la funzione per la quale son stati creati e in prova attenersi alla Nota, essi devono esaltare ed esprimere lo Stile tipico, palesando la loro psiche e le loro potenzialità, non solo per quanto concerne la meccanica (che è dettata sicuramente da una ideale e armoniosa costruzione) ma anche a contatto con l’emanazione del selvatico, dimostrando di saper Filare, Fermare Espressivamente, Accostare o Guidare, servendoci il selvatico a tiro utile di fucile ai fini del Rendimento. Perché solo quando lo Stile si fonde col Rendimento, la caccia diventa Arte.
Il cane Specialista deve riflettere la sua intelligenza e sagacia attraverso il metodo, ovvero egli utilizzerà il metodo di cerca più adatto conciliando tre fattori fondamentali: la tipologia dell’habitat, il vento e la qualità dell’emanazione, questo secondo l’andatura tipica della razza con la necessità di esaminare con giudiziosa diligenza i luoghi più probabili di pastura o rifugio di quel determinato selvatico per il quale viene specializzato.
La prova Specialistica di Montagna vuole un soggetto di mestiere che svolge il suo lavoro con qualità naturali che ben rappresentano lo standard di razza d’appartenenza.
In montagna i selvatici non sono facili da approcciare ed hanno efficaci sistemi difensivi, così che rendono completa e attendibile la verifica di quelle peculiarità desiderabili ai fini dell’utilità venatoria e della Selezione.
Il setter che caccia in Montagna è alla base un buon e proficuo setter di valide attitudini ovvero un soggetto che ha tutte le carte in regola per emergere con disinvoltura a 1500 metri di quota così come in pianura, conducendoci alla ricerca e l’incontro con qualsiasi tipo di selvatico presente sul territorio italiano che si confá all’utilizzo del cane da ferma. Cosa allora lo contraddistingue lassù, dove l’aria è più rarefatta e le stelle alpine costellano le praterie? La tempra e il fondo, ovvero la resistenza emotiva e quella fisica nel continuare senza demordere, con avidità e coraggio il suo lavoro mantenendo lucidità, prontezza di riflessi e ritmo costanti, per osare di più e per arrivare finalmente a ottenere e concludere, nel suo habitat d’elezione, un capo di fauna tipica alpina.
La sera antecedente il Campionato per delegazioni eravamo a cena al rifugio “Stube”, in compagnia dei componenti dell’organizzazione, conduttori e colleghi giudici, eravamo stanchi ma sereni e proprio in procinto di fare un brindisi di buon auspicio al Campionato; là fuori l’aria si è come elettrizzata, cominciano i rombi dei tuoni e di lí a poco scese copiosamente la grandine, eravamo increduli, dalla montagna fiumi d’acqua colavano da ogni anfratto del terreno, giurie e conduttori si guardavano sfiduciati sulla reale impossibilità l’indomani di affrontare l’ascesa con successo.
Al rientro sporgendosi dalle finestre dell’albergo, lassù durante la notte; la nebbia e le luci dei lampi avvolgevano il Passo Crocedomini, un funesto pensiero ronzava nelle nostre menti e Noi dovevano essere lì per il Nostro Campionato per i Nostri setter.
Fù così che ci addormentammo, un po’ tristi e stanchi del giorno dedicato al Saladini che non ha regalato molti incontri e ci immaginavamo una sorte ben più deludente l’indomani, ma qualcosa mi sussurrava dalla mia esperienza di caccia in quota: “la montagna non regala nulla se non te la meriti, amala sempre anche quando ti sfinisce e ti ripagherà”.
Ore 5:00 all’appello c’erano 4 batterie, coordinate dall’organizzazione impeccabile del giovane presidente Stefano Guerrini e il suo Staff;
Batteria 1 giuria Pacioni Sandro, Fabricotti Maurizio
Batteria 2 giuria Francesco Lapini Rossi Fabio, Fernando Calabretta
Batteria 3 giuria Lavacchielli Amedeo, Roberto Bottino, Daniele Gaddini
Batteria 4 Ricciardi Davide, Marco Rigatelli.
Tutto pronto, si sale in quota.
La mia batteria era la “4 Alpe Vaia” ed eravamo scortati dai nostri bravi e appassionati assistenti Costanzo, Nino Dancelli, Linda Favagrossa e tutta la comitiva di Conduttori Alpini.
Mentre i pick up ci portavano al dì sopra dei 1900 metri scrutavamo l’asperità dei terreni, impervi e in forte declivio ma vocati all’habitat di galli forcelli e Coturnici.
Mentre la carovana attraversava i pascoli, apparve evidente che mancava poco all’inizio del diluvio e i malgari che si affrettavano a mungere le vacche ci guardavano con un mezzo sorriso di compassione “ma chi gli e lo fá fare a questi”.
Sì inizia, affrontiamo un terreno vicino alla malga dove conoscevamo la sua identità il giorno prima, purtroppo a metà turni niente da fare oggi nessun frutto da cogliere, ci spostiamo tagliando trasversalmente la montagna, comincia a piovere forte, la nebbia è più fitta, le persone cominciano ad avere freddo e bagnarsi, i cani si scrollano l’acqua di dosso siamo quasi a fine turni, ancora niente da fare, in fine l’ ultimo turno si concluse in una zona pericolosa e di forte declivio, impossibile da affrontare in sicurezza, si ritorna indietro lungo il sentiero.
Arriviamo al punto di ritrovo con la comitiva, avevamo un completamento e due cani al richiamo: <<che si fá ?>> ci chiedono i concorrenti, ci guardiamo perplessi con il mio collega Marco poi interrogo la guida e chiedo se attraversando il fondo valle e il torrente nella spalla di fronte esposta a Sud possiamo andare, <<potete ma qui ora viene giù il finimondo>> ci penso e ci ripenso e infine mi avvicino ai conduttori e dico ai nostri Setterman Alpini, <<signori siamo già bagnati fradici, oggi è il Nostro Campionato, qui c’è l’elite della nostra cinofilia Alpina noi non molliamo, andiamo lá e proviamo o per lo meno tentiamo, nella Caccia Vera a casa non si torna alle 10!>> Così col benestare di tutti ci portiamo la mantellina sopra il capo e discendemmo nuovamente.
Una buona mezz’ora per arrivare a destinazione per sciogliere i cani: vento molto forte, pioggia tesa, eppure in poco tempo contro ogni pronostico come dice una famosa pubblicità, “sembrava impossibile ma ce l’abbiamo fatta!”.
Due magnifici maschi di gallo forcello uno nel completamento l’altro nel richiamo proficuamente lavorati e conclusi a tiro utile di fucile rispettivamente dal Tissot di Giacomo Giorgi e il Back di Roberto Fiorona hanno concretizzato e onorato la nostra classifica, donandoci il sorriso nonchè la gioia.
Siamo risaliti felici, uniti e trionfanti alla malga, c’era il camino acceso e tra la luce fioca ci guardavamo in silenzio con approvazione mentre ci veniva offerto del formaggio e del vino come brindisi, oggi è stata una giornata da ricordare.
Una dedica ai conduttori in prova su selvaggina di montagna: “Al guinzaglio di un Grande Cacciatore Cinofilo c’è sempre un altrettanto valido Ausiliare”
Sono loro che conoscono l’autenticitá della Caccia in zona Alpi e sanno cosa vuol dire la fatica, i cappotti, i sacrifici, la speranza ma sanno anche cosa vuol dire discendere la montagna con all’interno dello zaino un capo di tipica fauna alpina perché grande è la soddisfazione. Questo per un Setterman e Sportsman ha valore solo se conquistato con il lavoro magistrale di un gradevole cane da ferma che ha dimostrato elevate capacità e qualità, a tal ragione le prove specialistiche sono da considerarsi la sublimazione della Caccia quella Vera.
Congratulazioni alla squadra vincitrice, Sondrio 2, ed al miglior maschio Full, cond. Salvi Oliviero.
Grazie di cuore a coloro che hanno reso possibile questo importante evento:
Presidente ENCI Dino Muto
Presidente Società Italiana Setter Paolo Gulinelli, al Vice-presidente Sandro Pacioni e Vice-presidente Oliviano Nobile,
a tutti i membri del Consiglio.
Complimenti alla Sis di Brescia per la superba organizzazione e al Presidente Stefano Guerrini.
Un caloroso in bocca al lupo a tutti Voi e ai Vostri Setter Specialisti da Montagna.